Il conversare sia decoroso

Sed cum orationis indicem vocem habeamus in voce autem duo sequamur ut …

Ora, dal momento che come strumento del parlare abbiamo la voce, allora nella voce perseguiamo due pregi, che sia chiara e che sia dolce;

riceviamo sicuramente ambedue le cose dalla Natura, tuttavia l'esercitazione accrescerà la prima delle due, (mentre) l'imitazione di coloro che parlano in maniera calma e scandita accrescerà l'altra. Nei Catuli non ci fu nulla tale che tu potessi pensare che loro si avvalessero di uno straordinario gusto letterario, per quanto fossero eruditi; ma anche altri (oratori) erano eruditi; si riteneva però che costoro si servissero della lingua Latina in maniera perfetta.

Il suono era dolce, le sillabe non erano né enfatizzate, né mormorate, la voce era priva di sforzo, né debole, né affettata. Che questo parlare sia dunque delicato e non petulante; che dentro di esso ci sia eleganza, e non escluda altri (tipi di discorso), bensì, così come nelle rimanenti cose, allo stesso modo nel parlare comune, non consideri sbagliata la varietà. E faccia caso, in primo luogo, alle cose delle quali parli: e se parla di cose serie che esso impieghi serietà, mentre, se parla di cose scherzose, che impieghi senso dell'umorismo!

Tuttavia, per lo più, i discorsi si tengono sugli affari privati, o sullo Stato, o sugli studi delle arti o sulla filosofia. Dunque bisogna fare in modo che il discorso, anche qualora abbia cominciato a deviare su altri argomenti, sia ricondotto a questi temi; ed infatti, noi non veniamo dilettati né in ogni momento, né in egual modo, dalle medesime cose.

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