Il duello fra Orazi e Curiazi

Foedere icto trigemini fratres sicut convenerat arma capiunt. Datur signum …

Una volta concluso l'accordo, i tre fratelli gemelli prendono le armi, così come era stato pattuito.

Viene dato il segnale, i gruppi di tre giovani partono all'attacco con le armi spianate, come squadroni, esibendo il coraggio di grandi eserciti. Sia da parte di questi, sia da parte di quelli, dall'animo viene considerato non il pericolo personale, bensì l'egemonia o la schiavitù dello Stato. Non appena, al primo impatto, le armi subito rimbombarono, e le spade sfolgorarono splendenti, un enorme spavento stordì coloro che stavano guardando; e poiché la speranza non era venuta meno per nessuno dei due, la voce e il respiro erano paralizzati.

Una volta ingaggiato il combattimento, quando ormai erano di spettacolo non più soltanto i movimenti dei corpi o il confuso agitarsi della armi, ma anche le ferite e il sangue, dopo che tre Albani erano stati feriti, due Romani caddero l'uno sull'altro emettendo l'ultimo respiro.

Per fortuna, ne rimase illeso uno. Dunque, per impedire che per dividere l'attacco dei Curiazi, prese la fuga, sicuro che così lo avrebbero inseguito. Quando, voltandosi a guardare, vide che uno non era distante da lui, ritornò con grande foga contro di quello, e, ucciso il nemico, ricercava da vincitore un secondo scontro.

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