Olim cum beatus Ambrosius Romam pergeret et in quadam villa Tusciae apud quendam hominem ...

Un giorno, mentre il beato Ambrogio si dirigeva a Roma, e poiché era stato ospitato in una certa villa della Tuscia presso un uomo ricchissimo, egli interrogò in maniera preoccupata quell'uomo in merito alla sua condizione.

A costui quello rispose: "La mia condizione si dimostra sempre molto prospera ed io sono il più importante di tutti gli esseri umani, e a me non è mai capitato alcunché di avverso, né è avvenuto qualcosa che rendesse tristi". Ascoltando ciò, Ambrogio si meravigliò fortemente e a questi, che erano insieme a lui in comitiva, disse:

"Alzatevi e fuggite di qui quanto più veloce potete, perché in codesto luogo non c'è Dio, ed affrettatevi, affinché la vendetta divina non ci colpisca in questo luogo e ci coinvolga nella stessa misura nei peccati di quelli!". Dopo che ebbero camminato per un tratto molto breve, la terra si aprì e ingoiò in maniera tale quell'uomo molto presuntuoso, e tutti coloro che avevano rapporti con lui, che in seguito non rimase alcuna traccia.

E, vedendo ciò, Ambrogio disse: "Ecco, o fratelli, quanto misericordiosamente Dio salva, quando Egli (ci) assegna delle avversità, e quanto severamente si adira, quando concede sempre cose positive". Quindi, nel medesimo luogo, rimase una fossa profondissima la quale ancora oggi sopravvive a testimonianza di questo episodio.

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