Quia locus natura muniebatur plurimi Iudaei Masadae se congregaverunt, at princeps Titus ....

A Masada, poiché il luogo era protetto dalla conformazione naturale, si radunarono molti Giudei, ma l'imperatore Tito affidò al comandante Silva l'incarico dell'espugnazione della città.

Tito si diresse ad Alessandria, e, da lì, fu trasportato per mezzo di un'imbarcazione alla capitale dell'Impero. Silva prese su di sé il compito, e, per mezzo di un ariete, distrusse il muro di Masada. Allora, i cittadini Giudei allestirono un muro più interno, in legno, il quale resisteva ai proiettili delle macchine belliche.

Ma, poiché i Romani cambiarono tattica di guerra e scagliarono del fuoco, il fuoco si attaccò agevolmente al legno, e attecchì in un attimo. Perciò grandi fiamme ardevano con strepito, poi l'incendio, a causa dello spirare del vento di Borea, veniva allontanato dagli elementi della fortificazione, e bruciava le tettoie difensive (vineas) dei Romani. Ma poi soffiò il Noto, e l'incendio tornò a rivolgersi verso la fortificazione, e così, l'intero muro di legno bruciava, e il bastione fu annientato.

Sopraggiungeva la notte, dunque i Romani, certi della vittoria, ritornarono nell'accampamento. Tuttavia, poiché i nemici resistevano, l'assedio dei Romani rimase per molti mesi.

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