L'eterno valore della poesia - Nova Lexis - Cicerone versione latino

L'eterno valore della poesia
Versione latino Cicerone
traduzione libro NOVA LEXIS 2 N. 3 Pagina 229

Quotiens ego hunc archiam vidi, iudices, -utar enim vestra benignitate, quoniam me in hoc novo genere dicendi tam diligenter attenditis,...

Quante volte io vidi Archia, qui presente, o giudici e ritenendo che mi ascoltate con tanta attenzione mentre provo una nuova tecnica oratoria, approfitterò della vostra benevolenza quante volte, affermavo, l'ho visto improvvisare un gran numero di versi incredibilmente belli su vari argomenti d'attualità, senza aver scritto una sola riga. E quante volte l'ho sentito rifare lo stesso discorso con parole ed espressioni completamente diversi. Oltretutto, ho potuto constatare che le poesie da lui scritte dopo attenta riflessione, sono giudicate degne di essere messe alla pari alle più famose e lodate opere degli antichi scrittori. Quindi, non dovrei apprezzare quest'uomo? Non dovrei ammirarlo e pensare che lo si deve difendere a ogni costo? Inoltre, noi siamo venuti a sapere dal pensiero di personalità autorevoli e di grandissima cultura che l'apprendimento di qualunque altra disciplina si fonda sulla teoria, sugli insegnamenti e sul talento personale; il poeta invece si serve del suo stesso modo di essere ed è spinto a comporre dalle forti capacità della sua mente, come animato da una sorta di ispirazione divina.

Per questa ragione ben a ragione il nostro Ennio definisce sacri i poeti, poiché sembra che ci siano stati dati quasi come un dono prezioso degli dèi. Quindi, o giudici, poiché siete estremamente civili, considerate sacrosanto questo titolo di poeta, che mai nessun uomo, neanche barbaro, osò profanare. Le montagne e i deserti rispondono alla sua voce, persino gli animali più feroci diventano mansueti e si fermano al suo canto: e noi, che siamo stati educati esemplarmente, non dovremmo essere colpiti dalle parole dei poeti?

Gli abitanti di Colofone sostengono che Omero sia loro compatriota, quelli di Chio lo rivendicano a sé, i cittadini di Salamina insistono di avergli dato i natali; quelli di Smirne, poi, ne sono così convinti che gli hanno persino dedicato un tempietto in città; numerosi altri se lo contendono con accanimento. Dunque tante persone reclamano, anche dopo la morte, uno straniero, per il semplice fatto che fu un poeta; e noi rifiuteremo Archia, che è vivo e già ci appartiene, per sua scelta e per la legge?

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