I Cartaginesi nella bufera (VERSIONE NOVA OFFICINA)

I Cartaginesi nella bufera
Autore: Livio
Nova Officina

Carthaginienses transeuntes Apenninum adeo atrox tempesta adorta est ut Alpium foeditatem prope superaverit.

Vento mixtus imber cum ferretur in ipsa ora militum, primo constitere aut quia arma omittenda erant aut quia, vortice intorti, humo affligebantur. Deinde, cum iam ventus spiritum intercluderet nec reciprocare animam sineret, consedere parumper aversi a vento. Tum vero ingenti sonitu caelum strepere et inter horrendos fragores micare ignes; capti auribus et oculis omnes metu torpere. Tandem, effuso imbre, cum magis accensa vis venti esset, ipso illo loco quo deprehensi erant castra ponere necessarium visum est.
Id uero laboris uelut de integro initium fuit; nam nec explicare quicquam nec statuere poterant nec quod statutum esset manebat omnia perscindente uento et rapiente. Et mox aqua leuata uento cum super gelida montium iuga concreta esset, tantum niuosae grandinis deiecit ut omnibus omissis procumberent homines tegminibus suis magis obruti quam tecti; tantaque uis frigoris insecuta est ut ex illa miserabili hominum iumentorumque strage cum se quisque attollere ac leuare uellet, diu nequiret, quia torpentibus rigore neruis uix flectere artus poterant.


Una tempesta tremenda prese i Cartaginesi che valicavano l'Appennino per oltrepassare il passo delle Alpi. la pioggia mista a vento si abbateva nello stesa bocca dei soldati, (essi) per prima cosa si fermarono o perché bisognava abbandonare le armi o perchè, presi dal vortice, erano afflitti dalla terra. Infine, avendo il vento abbattuto lo spirito e permettendo di scambiare l'anima, si fermarono per poco tempo ostacolati dal vento. Allora in verità con un grande frastuono il cielo rintonò e tra gli orrendi fragori scintillava il fuoco; attaccatii alle orecchie e agli occhi tutti tremavano dalla paura. Tuttavia, caduta la pioggia, poiché la forza del vento maggiore, in quello stesso luogo in cui erano fermi parve (necessario) sistemare le cose necessarie all'accampamento. Ma cominciarono da allora per essi delle notizie sofferenze; perché era loro impossibile spiegare o di stabilire le tende; e se riuscivano, niente restava in posto, perché il vento lacerava, portava tutto.

Poco dopo, l'acqua, che aveva sollevato, si congelò sulla cima gelata delle montagne, e ricadde in grandine nevosa così spessa che, lasciando tutto altra cura, i soldati si coricarono a terra, seppelliti piuttosto che riparati sotto i loro vestiti. Succedè un rumore così aspro che al momento dove questo triste giuncato di uomini e di cavalli tentò di rialzarsi e di drizzarsi sui suoi piedi, fece molto tempo dei vani sforzi, perché i loro nervi, intorpiditi dal freddo, avevano tolto ogni molla alle loro articolazioni

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