La vera virtù non ama l'intransigenza - Cicerone versione latino Nove
La vera virtù non ama l'intransigenza
Versione latino Cicerone dal libro Nove
Ci fu un uomo di grande intelligenza, Zenone, i cui discepoli sono chiamati Stoici. Egli ritiene che il sapiente non è mai spinto dal perdono, e non perdona mai la colpa di nessuno;
(ritiene) che nessuno sia misericordioso se non uno stolto e uno sciocco; (ritiene) che solo i saggi sono belli, ricchi, potenti; dicono che noi che invece non siamo saggi siamo fuggitivi, esuli, nemici, insani; (dicono) che tutti i delitti sono della stessa gravità; (ritengono) che ogni colpa sia una scelleratezza infame; (dicono) che il saggio non giudica nulla, non si pente di nulla, non viene ingannato da nulla, non cambia mai parere.
Invece quelli di noi, uomini moderati ed equilibrati, educati da Platone e Aristotele sostengono che il saggio ha pietà e in lui prevale talvolta la pietà; (sostengono) che le punizioni per i delitti sono diverse; (sostengono) che nell'uomo coerente esista la capacità di perdonare.
Talvolta si addice allo stesso sapiente l'ira, l'essere pregato e l'essere calmato, e talvolta di ritirarsi da un giudizio: a tutte le virtù si addice di essere moderate da una via di mezzo.