Un ritratto un po' troppo idillico dell'imperatore Tito (Versione latino Eutropio)

Un ritratto un po' troppo idillico dell'imperatore Tito
versione latino Eutropio Nove pagina 304 Numero 3

Vespasiano Titus filius successit, qui et ipse Vespasianus est dictus, vir omnium virtutum genere adeo mirabilis ut amor et deliciae...

A questo succedette il figlio Tito, che fu chiamato anch’egli (con il nome di)Vespasiano, uomo straordinario per ogni virtù, tanto che veniva soprannominato amore e delizia del genere umano, grande oratore, abile combattente, espertissimo nell'arte militare.

Condusse cause in latino, compose poemi e tragedie in greco. Nell’assedio di Gerusalemme, facendo il servizio militare sotto il padre, trafisse dodici nemici con dodici frecce. A Roma, durante il suo impero, fu di tanta mitezza che non punì assolutamente nessuno, liberò i colpevoli di una congiura contro di lui, anzi li considerò amici come prima.

Fu di tanta indulgenza e generosità che, non negando nulla a nessuno ed essendo rimproverato dagli amici, rispose che nessuno doveva allontanarsi dall’imperatore; poichè, un giorno si ricordò durante la cena che in quel giorno non aveva fatto nulla per nessuno, disse: “Amici, oggi ho sprecato un giorno”. A Roma questi fece erigere un anfiteatro e fece uccidere cinquemila bestie feroci nell’inaugurazione.

Amato di non comune amore per questi motivi, morì di malattia in quella villa in cui il padre, due anni, otto mesi e venti giorni dopo che era diventato imperatore, a quarantadue anni d’età.

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