Le ultime ore di Pompei
Repente in caelum nubes inusitata et magna a Vesuvio monte ascendebat, similis procerae arbori pini, ...et timor apud omnes cives praevalebat quia crebris et vastis tremoribus aedificia conquassabantur.
Improvvisamente una nube mai vista e grande saliva in cielo dal monte Vesuvio, simile ad un alto albero di pino, talvolta bianca talvolta scura e chiazzata perché conteneva terra o cenere.
Ormai la cenere, calda e fitta affluiva, ormai pietre pomici e anche pietre oscure cadevano dal cielo. Intanto dal monte Vesuvio risplendevano ampie fiamme e incendi elevati; il bagliore e la luminosità erano accresciuti dalle tenebre notturne.
Molti abitanti di Pompei erano scappati verso la spiaggia per l'entità del pericolo e perché desideravano salvare la propria vita. Le fiamme e l'odore di zolfo, annncio di incendi, volgevano in fuga altri:
infatti continuava il sommovimento della terra e la paura aveva il sopravvento in tutti i cittadini poiché gli edifici erano scossi da frequenti e terribili scosse.