Rem atrocem Larcius Macedo vir praetorius a servis suis toleravit superbus alioqui dominus et saevus et qui servisse patrem suum ...

Ha subito un'azione terribile dai suoi servi l'ex pretore Larcio Macedone, padrone del resto arrogante e crudele, e che ricordava poco, o anzi troppo, che suo padre era stato schiavo.

Il medesimo si lavava nella tenuta di Formia. All'improvviso i servi accerchiano costui. Uno gli colpisce la gola, un altro la bocca, un altro ancora il petto ed il ventre, ed anche le parti intime; e credendolo morto, lo hanno gettato sul il pavimento bollente per capire se era vivo. Il medesimo, sia perché non sentiva, sia perché fingeva di non sentire, restava immobile, e tutti credettero che egli fosse morto.

Allora infine, come risvegliato dal calore, si risollevò da solo; e dopo che i servi più fedeli lo avevano raccolto, accorsero anche le cortigiane in persona, con lamento e schiamazzo. Così, dopo che fu risvegliato dalle voci, e fu rianimato dalla freschezza del luogo, alzò gli occhi, mosse il corpo, e disse – e ormai era al sicuro – di essere vivo. I servi scappano dalla casa; gran parte di essi è stata catturata, tutti gli altri vengono ricercati.

Quello, per pochi giorni, è stato rianimato a fatica, e, ciononostante, è morto, ma non è morto senza il conforto di una vendetta, infatti, ancora vivo, è stato vendicato

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