Spartacus, Crixus, Oenomaus effraxerunt Capuae Lentuli ludum gladiatorium cum multis eiusdem fortunae viris servos ad vexillum vocaverunt ...

Spartaco, Crisso e Enomao, scassinarono la scuola gladiatoria di Lentulo a Capua, con molti uomini della medesima sorte;

chiamarono gli schiavi alle armi. Come prima dimora piacque il monte Vesuvio, dove venivano assediati da Clodio Glabro, ma, attraverso le gole del monte cavo, e attraverso i vigneti, scesero alle pendici di esso, e, per mezzo di quella imprevista sortita, con un assalto si presero l'accampamento del comandante; da lì, percorsero l'intera Campania. Saccheggiavano con orribile strage le fattorie, i villaggi, Nola e Nocera, Turi e Metaponto. E questo medesimo Spartaco, che era stato un soldato stipendiato Trace, poi un brigante, e dopo ancora un valoroso gladiatore, celebrò con esequie degne degli imperatori i funerali dei comandanti dei Romani che aveva sconfitto in battaglia, e ordinò che i prigionieri combattessero con le armi tra loro intorno alla pira.

Quindi, egli medesimo compì un assalto anche contro i comandanti consolari: sull'Appennino trucidò l'esercito di Lentulo, presso Modena distrusse l'accampamento di Gaio Crasso. Alla fine, così, tutte le milizie dell'Impero si sollevano insieme contro codesto gladiatore, e Licinio Crasso riaffermò l'onore Romano;

da costui vennero respinti e messi in fuga gli schiavi, i quali si rifugiarono nei luoghi più lontani dell'Italia, e si adoperavano per preparare una fuga in Sicilia, ma le imbarcazioni non furono sufficienti per loro: tuttavia, dopo che avevano fatto una sortita, andarono incontro ad una morte degna, e Spartaco in persona venne ucciso nella prima linea.