Viri magni avi nostri praeponebant rusticos Romanos urbanis ...

Grandi uomini, nostri antenati, ritenevano i Romani della campagna superiori a quelli della città.

Infatti, coloro che vivono all'interno di una villa di campagna sono più fiacchi di quelli che eseguono i lavori dei contadini nei campi, e allo stesso modo, coloro che dimoravano nella città erano considerati più pigri di coloro che coltivavano le campagne. Fino a quando essi coltivarono le campagne, e rispettarono la tradizione, grazie alla coltivazione avevano sia campi sempre fertili, sia una salute forte, ed essi non desideravano le palestre cittadine dei Greci, le quali, oggigiorno, a malapena sono sufficienti una per ogni città.

Ed oggi, le fattorie di campagna risuonano di molti vocaboli Greci, quando i padri di famiglia chiamano in maniera particolareggiata gli ambienti: anticamera, palestra, spogliatoio, giardino porticato, uccelliera, colonnato, magazzino per la frutta. Pertanto, dopo che i padri di famiglia si "infilarono", pressappoco, all'interno delle mura della città, abbandonarono la falce e l'aratro, e muovono le mani nel teatro e nel circo, e non più nei campi di grano e nelle vigne.

Alla fine assoldiamo molti uomini che ci portano il grano dall'Africa e dalla Sardegna, e nascondiamo dentro le navi la vendemmia proveniente dall'isola di Cos e di Chio.

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