I doveri di un generale e dei soldati - Quae manent 2 pagina 303 numero 34
Consul, contione advocata, militibus locutus est...
Il console, convocata l'assemblea, disse ai soldati che solo il comandante deve provvedere all'interno dell'esercito e deve riflettere su cosa si debba fare, ora in se stesso, ora con coloro, che abbia convocato in consiglio.
Coloro che non erano stati convocati, non occorreva che questi ostentassero i propri consigli né palesemente né in segreto. I soldati dovevano curare queste cose: prima di tutto di avere un fisico quanto più forte e agile possibile, le armi adatte, il cibo preparato per i comandi immediati (commisurato ai comandi immediati); poi di mantenere ben saldo di essere a cuore agli dèi immortali e al proprio comandante.
Disse: "Che i soldati consultino in quest'esercito, il comandante sia condotto intorno agli schiamazzi del volgo, lì non c'è nulla di salutare. Sarà mio ciò che rappresenta il dovere del comandante, per offrirvi l'occasione di compiere bene una cosa (di agire bene): che voi invece non chiediate nulla, su cosa possa accadere, ma, non appena sia dato il segnale allora eseguirete l'impegno militare". Dopo tali precetti sciolse l'assemblea. Nessuno rimaneva poi tranquillo nell'intero accampamento:
alcuni accorrevano alle spade, altri agli elmi e agli angoli di tiro della catapulta, altri proteggevano le corazze, altri adattavano le armi al corpo e sperimentavano sotto queste l'agilità delle membra, altri facevano vibrare le armi da getto, altri combattevano con le spade e osservavano attentamente la spada senza punta.
(By Maria D. )
Versione tratta da Livio