Il cavallo e il cinghiale - Quae manent 1 pagina 102 numero 25

Poetae Phaedri fabula viros iracundos admonet: nam vindicta semper rapida pervenit. Equi olim in silvis habitabant et in campis liberi errabant. Generosus equus in vasto campo pascere solebat...

La favola del poeta Fedro ammonisce gli uomini iracondi: infatti la vendetta giunge sempre rapida.

Una volta i cavalli abitavano nelle selve ed erravano liberi nei campi. Il nobile cavallo soleva pascolare nel vasto campo: consumava le tenere erbe e beveva le limpide acque nel limpido ruscello. Ma giunge un cinghiale molesto e si rotola nel ruscello e sporca le acque.

Dunque tra il cavallo e il cinghiale divampa una grande discordia. Allora il cavallo arrabbiato per l'ingiuria prega il contadino: "Contadino, il feroce cinghiale calpesta le erbe del campo e rende torbida l'acqua del ruscello. Devi subito cacciar via il cinghiale". L'uomo si affretta, monta sul cavallo e Uccide con la forca il cinghiale.

Ma impone il morso al povero cavallo e lo lega nell'aia della villa. Allora il cavallo mesto piange e dice: "pretendevo (chiedevo) la giusta vendetta, ma sono costretto a servire".

Versione tratta da Fedro

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