L'infanzia di Romolo e Remo - Quae manent 1 pagina 423 numero 26

Postquam, a Marte vi compressa, Vestalis geminum partum...

Dopo che, violentata da Marte con la forza, la vestale aveva dato alla luce un parto gemellare, incatenata fu destinata alla prigionia e il re ordinò che i neonati fossero gettati nell'acqua che scorreva.

Per caso sopra le rive il Tevere si era riversato negli stagni poco profondi, nei quali furono lasciati i neonati presso un albero di fico. Ma il letto, su cui si trovavano i neonati, ritirandosi l'acqua del fiume, li lasciò sulla secca.

Si dice che in quel momento una lupa assetata deviò il percorso dai monti verso il vagito neonatale (puerile, dei neonati) e quella offrì mite le mammelle ai neonati. Nello stesso giorno dicono che il maestro del gregge regale, di nome Faustulo, trovò la lupa che accarezzava con la lingua i neonati, li sollevò e li consegnò alla moglie Larenzia presso le stalle, la quale li amò subito.

Educati così in modo agreste, i gemelli crebbero e, assunta la forza fisica, non solo cacciavano le fiere ma realizzavano attacchi contro i ladroni carichi di bottino e dividevano i bottini con gli altri pastori. Trascorrevano in tal modo la loro gioventù.
(By Maria D. )

Versione tratta da Livio

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