La degenerazione di Roma - Quae manent 1 pagina 366 numero 9
Antiquis temporibus apud Romanos...
Nei tempi antichi presso i Romani in pace e in guerra erano coltivati i buoni costumi, era elogiata la concordia non c'era nessun desiderio smodato.
Manifestavano i diverbi, le discordie quando si scontravano con i nemici, i cittadini gareggiavano con i cittadini per il valore. Erano solenni nelle suppliche degli dèi, fedeli verso gli amici; si prendevano cura di se stessi e dello stato con due capacità: l'audacia in guerra, l'equità in pace. Ma certamente la sorte ha il controllo in ogni vicenda: quando lo stato crebbe con la fatica e con la giustizia, i re furono sottomessi con una grande guerra, nazioni selvagge e potenti popoli furono assoggettati con la forza, la sorte incominciò ad infierire e i costumi romani persero prosperità (res secundae).
Per i cittadini che avevano sopportato facilmente fatiche, pericoli, incertezze e situazioni avverse ci furono (fuere perf 3a pl) ozio e ricchezze (puoi tradurre anche con il dativo di possesso: i cittadini ebbero ozio e ricchezze...) tributi e miserie.
Dunque in un primo tempo crebbe la bramosia di denaro in seguito [la bramosia] di potere: quelle cose (ea) furono come l'origine di tutti i mali. Infatti l'avidità annientò la fede, l'onestà e tutti gli altri buoni talenti; al posto di queste fu maestra (lett insegnò) la superbia, la crudeltà, e la barbarie.
(By Vogue)
Versione tratta da Sallustio