La difficile carriera politica di un homo novus - Quae manent 2 pagina 108 numero 13
Non idem licet mihi quod iis licet...
Non mi è lecita la stessa cosa che è lecita a coloro che sono nati da una nobile stirpe, a cui tutti i benefici del popolo romano sono concessi anche se inattivi; dovrei vivere infatti in questa città di gran lunga secondo un'altra legge e un'altra condizione.
Mi ricordo di M.Catone, uomo molto saggio e molto sveglio; costui ritenendo di dover affidare se stesso al popolo romano per virtù non per genere (la stirpe), volendo egli stesso che il principio del suo genere e del nome avessero origine e si propagasse da sé, si addossò le inimicizie degli uomini più in vista, e visse grazie alle sue massime fatiche fino all'estrema vecchiaia con somma gloria.
Questa stessa cosa è la via della ragione. Constatiamo in che invidia sia e in quanto odio sia presso alcuni uomini nobili la virtù e l'operosità degli uomini nuovi; se avremo aperto qualche spiraglio al sospetto o al crimine, dovrà essere subito accettata la ferita; dovremo sempre vigilare, sempre impegnarci.
Dobbiamo temere le amicizie tacite e nascoste più di quelle dichiarate e manifeste. Quasi nessuno fra gli uomini nobili è favorevole alla nostra operosità; non possiamo attrarre la benevolenza di quelli mediante nessuno dei nostri doveri.
(By Maria D. )
Versione tratta da Cicerone