Non un padrone ma un padre - Quae manent 2 pagina 392 numero 12
Non consuli modo sed omnibus civibus...
Credo che non solo il console ma tutti i cittadini dovrebbero sforzarsi, a non dire alcunchè sul nostro principe così, da sembrare che quella stessa cosa potesse essere stata detta da un altro.
Per tale ragione quelle dicerie che la paura esprimeva vanno e vengono. Niente è dicevamo prima com'è, infatti non sopportavamo in precedenza nulla com'era; né (sopportavamo) palesemente in merito al principe queste stesse cose che andavamo dicendo prima, e né infatti (sopportavamo) quelle stesse cose in segreto che avevamo espresso prima.
Si discerna dai nostri discorsi la diversità dei momenti, e si comprenda dallo stesso modo di ringraziare, su chi quando siano avvenute. Non blandiamo in alcun caso come ad un dio, in nessun caso come a un nume: infatti non parliamo di un tiranno ma di un cittadino, non di un padrone ma di un padre. Quello lui stesso uno di noi – e tanto più eccelle e emerge, per il fatto che pensa di essere uno di noi, e si ricorda che egli stesso come uomo non è meno superiore agli uomini.
Comprendiamo dunque i nostri beni e attestiamoci degni dell'uso di quelli, e pensiamo ripetutamente, quanto sia indegno, se superassimo l'onore dei principi, che si allietano della schiavitù dei cittadini maggiormente della libertà.
(By Maria D.)
Versione tratta da Plinio il Giovane