Una dea non affidabile

Fortuna Romae et Athenis dea putatur et colitur. Nam Fortuna incolis, matronis, nautis et poetis grata domina est. In advenarum terris nautae arcas gemmis et margaritis...

La Fortuna a Roma e ad Atene era considerata una dea e veniva venerata. Infatti la Fortuna è una sovrana amata dagli abitanti, dalle matrone, dai marinai e dai poeti.

Nelle terre degli stranieri i marinai desiderano trovare scrigni pieni di gemme e di perle o sotto terra pentole con ricchezze. Anche le matrone con le figlie spesso consacrano alla dea Fortuna vittime e corone floreali.

Le matrone chiedono vesti eleganti e braccialetti. Le figlie invece desiderano vivamente gemme e nozze meravigliose. Ma la Fortuna è una dea cieca: spesso manda povertà, affanni e preoccupazioni.

Dobbiamo in conseguenza temere l'incostanza della Fortuna. Dalla dea non viene offerta una vera gioia: infatti non le ricchezze, né l'abbondanza di dracme ma la concordia, la giustizia e la sobrietà rendono la vita beata.

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