Quam diu furor tuus nos eludet? Quem ad finem ...
Quanto a lungo la tua follia si befferà di noi? A quale limite si spingerà la tua sfrenata temerarietà?
Non ti hanno turbato la vigilanza notturna del Palatino, le ronde della città, il timore del popolo, i volti di questi? O tempi, o costumi! Il senato comprende queste cose, il console le vede. Costui, tuttavia, vive. Vive? Anzi, viene persino in Senato, prende parte al pubblico consiglio, indica e condanna a morte con gli occhi ciascuno di noi. Noi, invece, uomini valenti, sembriamo fare abbastanza, se scansiamo il furore e i colpi di costui.
Quando, durante le ultime elezioni, hai cercato di uccidere me, il console, e i tuoi avversari nel Campo Marzio, ho represso i tuoi tentativi scellerati con l'aiuto e con le forze degli amici, senza alcun disordine pubblico.
Adesso, ormai, prendi apertamente d'assalto tutto quanto lo Stato, trascini alla rovina e alla devastazione i templi degli dei, le case della città, la vita dei cittadini, l'Italia intera.