Livio, Ab Urbe Condita (Versione latino Semper)
Inclita iustitia religioque ea tempestate Numae Pompili erat. Curibus Sabinis habitabat, consultissimus vir, ut in illa quisquam esse aetate poterat, omnis divini atque humani iuris....
In quel periodo di Numa Pompilio la religione e la giustizia era celebre abitava a Curi tra i Sabini, uomo molto ponderato, come che ognuno a quel tempo poteva essere proprio, di ogni diritto divino e umano.
Diffusero come fautore di tale dottrina, visto che non era emerso nessuno, falsamente Pitagora di Samo, che è evidente che durante il regno di Servio Tullio tenne a Roma, dopo più di cento anni, nell'estrema costa dell'Italia intorno al Metaponto e a Eraclea e a Crotone adunanze di giovani che emulavano gli studi. Da questi luoghi, anche se fosse stato dello stesso periodo, quale fama ci sarebbe stata tra i Sabini?
O con che scambio di lingua avrebbe indotto qualcuno ad accostarsi al desiderio? O con che presidio uno sarebbe pervenuto per tante genti dissonanti nel modo di parlare e nei costumi? Dunque credo che per sua propria indole naturale l'animo fu più temperato alle virtù e istruito non tanto dalle arti straniere quanto dalla disciplina tetrica e triste degli antichi Sabini, rispetto al cui genere un tempo non vi fu nulla di più autentico.
Udito il nome di Numa i senatori romani, anche se sembravano che le forze s'inclinassero verso i Sabini perché da lì era stato assunto il re, tuttavia nessuno osò preferire a quell'uomo se stesso né un altro della propria fazione né infine ciascuno dei senatori o dei cittadini, a uno a uno tutti decretarono che il regno dovesse essere conferito a Numa Pompilio.
(By Maria D. )
Versione tratta da Livio