Eodem anno senatus cum fetiales frustra misissent ...

In quel medesimo anno il senato, dopo che ebbero mandato (misissent, concordato a senso come se "il senato" fosse "i senatori") inutilmente i Feziali per chiedere soddisfazione, decise di dichiarare guerra agli Ernici.

Tale compito toccò in sorte al console L. Genucio. La popolazione era in trepidazione, perché quello, come primo console proveniente dalla plebe, combatteva secondo auspici propri. Per caso avvenne che Genucio, partito contro i nemici con vaste truppe, cadde in un agguato e, dopo che le legioni furono state sbaragliate a causa dello spavento non previsto, il console in persona, accerchiato dai nemici, venne ucciso.

Quando ciò fu annunciato a Roma, fu nominato dittatore Ap. Claudio, con il consenso dei patrizi, e costui, senza indugio, tenne un arruolamento per formare delle nuove legioni. Con l'arrivo del dittatore, quindi, un nuovo esercito viene unito al vecchio e le truppe vengono raddoppiate. Una pianura di due miglia separava l'accampamento Romano dagli Ernici; si combatté lì, nella zona intermedia. In un primo momento la battaglia fu dubbia quanto ad esito: i cavalieri Romani, infatti, tentarono inutilmente di scompigliare con un assalto lo schieramento dei nemici.

A quel punto i cavalieri, abbandonati i cavalli, si slanciarono (presente storico) con grande schiamazzo davanti alla prima linea, cominciarono (presente storico) un nuovo combattimento, e dapprima fecero indietreggiare, poi respinsero e infine misero in fuga i nemici, sconvolti da questa mossa non prevista del dittatore.

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