Gli sperperi di Nerone - SERMO ET HUMANITAS versione latino Svetonio
Gli sperperi di Nerone versione latino Svetonio
traduzione libro sermo et humanitas
Divitiarum et pecuniae fructum non alium putabat quam profusionem, sordidos ac deparcos esse (putabat) eos quibus impensarum ratio constaret, praelautos vereque magnificos qui abuterentur ac perderent.
Laudabat mirabaturque avunculum Gaium nullo magis nomine quam quod ingentes a Tiberio relictas opes in brevi spatio prodegisset. Quare nec largiendi nec absumendi modum tenuit.
Menecraten (Menècrate) citharoedum et Spiculum (Spìculo) murmillōnem triumphalium (che avevano conseguito il trionfo) virorum patrimoniis aedibusque donavit. Cercopithecum Panerotem (Cercopitèco Pàneros) faeneratorem, et urbanis rusticisque praediis locupletatum, prope regio funĕre extulit. Nero numquam minus mille carrucis fecisse iter tradĭtur, soleis mularum argenteis, canusinatis mulionibus, armillata phalerataque turba cursorum.
Nullam vestem bis induit; quadringenis in punctum sestertiis aleam lusit; piscatus est rete aurato et purpurā coccoque funibus nexis.
Delle ricchezze e del denaro non pensava altro che a sperperarli, (riteneva) sordidi e avari quelli per i quali deve esistere la nota delle spese, sontuosi e davvero splendidi quelli che abusavano (delle ricchezze) e le sperperavano.
Elogiava ed ammirava lo zio materno Gaio per nessuna maggior fama che perché in poco tempo aveva dilapidato le ricchezze lasciate da Tiberio. Perciò non ebbe misura né nell'elargire né nel dissipare.
Donò al citaredo Menecrate e al mirmillone Spiculo beni e case come quelli degli uomini che avevano conseguito il trionfo. Fece un funerale quasi regale a Cercopiteco Panerete, usuraio anche (da lui) arricchito con possedimenti in città e in campagna. Si racconta che Nerone abbia fatto viaggi con non meno di mille carrozze, con ferri argentei alle mule, con i conduttori delle mule abbigliati con lana di Canosa, con una schiera di battistrada adorna di bracciali e di falere.
Non indossò mai due volte una veste; giocò ai dadi quattrocento sesterzi alla volta a punto; andò a pesca con una rete d'oro e con corde intrecciate di porpora e di filo scarlatto.