L'impero di Augusto

Quaedam flumina palam in aliquem specum decidunt et sic ex oculis auferuntur....

Notoriamente alcuni fiumi  precipitano in qualche grotta e così si sottraggono dagli occhi.

Certi si consumano poco per volta  e spariscono: gli stessi compaiono di nuovo dopo un po' e riacquistano sia il loro nome, sia il loro corso. La motivazione è manifesta: sotto la terra il luogo chiama. Invece ogni liquido poi si sposta per natura verso il basso e verso il vuoto. Là nel vuoto, i fiumi così raccoltisi proseguono il loro corso invisibile; ma, non appena incontrano qualche cosa di solido che si opponga, sfondata la zona che opponeva meno resistenza all'uscita, riprendono il loro corso.

"Così, quando il Lico è inghiottito da una spaccatura del terreno, fuoriesce lontano e riappare da un'altra sorgente" come dice il nostro Virgilio. La stessa cosa in Oriente fa anche il Tigri: viene infatti assorbito e, a lungo nascosto, riemerge alla fine in un luogo molto lontano. Certe fonti espellono in determinati periodi le loro scorie, come fa l'Aretusa in Sicilia ogni quattro anni d'estate durante i giochi olimpici.

Da qui è sorta la credenza che il fiume Alfeo dall'Acaia penetri sottoterra e segua un percorso sotterraneo fino a quando non emerga nelle coste Siracusane. Perciò, in quei giorni nei quali si svolgono i giochi olimpici, lì traboccano gli escrementi delle vittime sacrificali, trasportati dal favore della corrente.

Versione tratta da Seneca - Questioni naturali

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