La secessione della plebe
Cum ingentes divitias patricii possiderent et rem publicam senatus arroganter administraret, plebs ingentibus aerumnis opprimebatur, quia plurimis bellis et ingenti aere alieno vexabatur....
Possedendo i patrizi grandissime ricchezze ed amministrando il Senato lo stato con arroganza, la plebe era oppressa da grosse tribolazioni, perché era afflitta dalle molte guerre e dal forte indebitamento.
Infatti le prede di guerra erano distribuite fra i patrizi ed a loro soli veniva assegnato il territorio dei popoli vinti. Per cui i plebei, spinti dai tribuni, si isolarono sul monte Sacro e quivi fortificarono un piccolo accampamento.
Avevano stabilito infatti di non coltivare i campi dei ricchi in modo che non dessero frutti e così venisse a mancare il pane ai patrizi che erano dentro le mura della città. Il Senato, intravedendo un grave pericolo per lo stato, mandò ambasciatori ai plebei perché stipulando la pace con quelli, evitassero l’estrema rovina dello Stato.
Fra questi fu Menemio Agrippa, il quale, narrando la nota favola del ventre e delle altre membra del corpo, persuase i plebei a rinunciare alla sedizione e ritornare in città con animo pacificato.