Echo nympha mirae pulchritudinis admodum loquax erat et semper montes silvaeque eius suavi voce resonabant ...

Eco, una ninfa dalla straordinaria bellezza, era estremamente loquace, e i monti e le foreste risuonavano sempre della dolce voce di lei; e così Eco era antipatica alla dea Giunone, la quale, spinta dall'invidia, le intorpidì la lingua.

Dunque Eco non era né sorda, né muta, ma ogni volta che ascoltava una parola e voleva ripeterla, riusciva a pronunciare unicamente l'ultima sillaba di essa. Per questo Narciso, che precedentemente amava la bella ninfa, successivamente cominciò a disprezzarla e la abbandonò.

Allora la povera Eco, spinta alla disperazione, si rifugiò in una caverna, all'interno della quale morì a causa del dolore: le ossa di lei si tramutarono in sassi, e la sola voce non smise di ripetere l'ultima sillaba delle parole. Ma anche Narciso venne punito dagli dèi, dal momento che non era stato compassionevole nei confronti della povera ninfa. Infatti il bel giovane, che amava unicamente la propria immagine, e che osservava continuamente il proprio volto nell'acqua delle sorgenti e dei fiumi, una volta, mentre cercava di prendere la propria immagine che si rifletteva nell'acqua, cadde nella sorgente e morì:

il corpo di lui venne tramutato da Giove nel fiore, che, dal nome di lui, si chiama Narciso.

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