Dolore per la morte di un amico
Omnia mihi studia, omnes curas, omnia avocamenta exemit, excussit, eripuit dolor …
Il dolore, che ho ricevuto fortissimo per la morte di Giunio Avito, mi ha tolto, allontanato, e strappato via tutte le passioni, tutti gli interessi, e tutti gli svaghi.
Quello mi amava tanto, mi rispettava tanto, da valersi di me come formatore dei (buoni) costumi, di me per così dire come maestro. Questo è raro fra i nostri giovani. In effetti la maggior parte capiscono subito, conoscono subito ogni cosa, non temono nessuno, non imitano nessuno, ed essi stessi sono di esempio per loro. Ma non Avito, che giudicava gli altri più esperti, e da loro desiderava sempre apprendere cose nuove.
Egli chiedeva sempre qualcosa, o intorno agli studi, o intorno ai doveri della vita, e sempre si ritirava reso migliore. Sono affranto dal dolore per la sua giovinezza, sono affranto per la sventura della famiglia. Quello aveva un genitore d'età avanzata, aveva una moglie che aveva sposato da poco giovinetta, aveva una figlia che aveva riconosciuto poco prima. Un solo giorno ha mutato tante speranze, tante gioie nelle cose opposte.
Recentemente eletto edile, marito da poco, padre da poco, ha lasciato la carica inviolata, la madre senza prole, la moglie vedova, la figlia orfana, ignara del padre. Stavo in così grandi tormenti mentre ti scrivevo queste cose, da scrivere queste sole cose; e infatti ora non posso pensare o dire altro. Addio.