Hostes ubi primum Caesaris equitatum conspexerant impetu facto celeriter nostros ...
I nemici, non appena avvistarono la cavalleria di Cesare, fatto l'assalto, scompigliaronorapidamentei nostri.
Di nuovo, mentre i nostri resistevano, quelli, secondo la loro abitudine, smontarono a piedi, e, dopo aver trafitto dal basso i cavalli, e disarcionato i nostri, vennero alle mani. Molti dei nostri, con passo affrettato, volsero le spalle e si dettero alla fuga. E non smisero di fuggire prima di essere arrivati al cospetto del nostro esercito.
In quella battaglia furono uccisi molti tra i nostri cavalieri, e, tra costoro, Pisone Aquitano, un uomo valoroso, un antenato del quale aveva occupato il trono nella sua popolazione, ed era stato riconosciuto come amico dal Senato Romano. Costui offrì aiuto al fratello accerchiato dai nemici, e lo strappò al pericolo, ma egli stesso, disarcionato a causa del ferimento del cavallo, e circondato dai nemici, dopo aver ricevuto molti colpi, morì.
Ma suo fratello, non appena si accorse della situazione di quello, dopo aver incitato il cavallo con grande forza, fece un assalto contro i nemici, e fu abbattuto combattendo accanitamente.