Petis ut fratris tui filiae prospiciam maritum; quod merito mihi potissimum iniungis ...

Tu chiedi che io procuri un marito alla figlia di tuo fratello; cosa che, soprattutto, mi imponi giustamente.

Infatti tu sai quando intensamente io abbia rispettato e apprezzato quel grandissimo uomo, e con quali incoraggiamenti egli abbia alimentato la mia giovinezza. Non c'è nulla, che da te possa essermi comandato, di più importante e di più gradito, e nulla di più bello che possa essere intrapreso da me, del fatto che io scelga un giovane ottimo e degno della tua famiglia.

Pronto e, per così dire, previsto per questo è Minicio Aciliano, che mi ama di cuore, come un giovane (ama) un giovane – è infatti più giovane di pochi anni – e che tuttavia mi riverisce come un anziano. Infatti egli desidera essere formato ed educato da me, come io ero solito esserlo da voi. Egli ha per patria Brescia, da quella nostra Italia che, fino ad ora, mantiene e conserva molto del ritegno, della frugalità e anche della rusticità antica.

Ha per padre Minicio Macrino, capo dell'ordine equestre, poiché si trattenne dal volere qualcosa di maggiore; pur invitato, infatti, tra i pretori dall'imperatore Vespasiano, egli antepose con grande fermezza una decorosa quiete a questa nostra ambizione o non so se dovrei dire "ruolo".

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