Ritratto di Alcibiade
Nihil excellentius fuit Alcibiade vel in vitiis vel in virtutibus. Natus in amplissima civitate summo genere...
Non ci fu nulla di più straordinario di Alcibiade, sia nei vizi, sia nelle virtù. Nato in una grandissima città, di nobilissima stirpe, fu di gran lunga il più bello tra tutti quelli della sua epoca, propensissimo per tutte le attività, pieno di assennatezza – infatti fu un generale eccellente sia in mare che sulla terraferma – e (fu) estremamente eloquente: era tanto grande la qualità del linguaggio e del discorso, che nessuno gli poteva tener testa in un dibattito. Fu anche ricchissimo, laborioso, paziente, generoso, magnifico, non meno nella vita (pubblica) che nello stile di vita (privato), cordiale, piacevole, adattandosi molto intelligentemente ai tempi.
Fu allevato nella casa di Pericle, istruito da Socrate. Ebbe come suocero Ipponico, il più ricco di tutti i Greci. Perciò Alcibiade non poteva immaginare più doti, né poteva richiederne di più grandi di quelle che gli aveva concesso sia la natura, che la sorte. Gli Ateniesi, non solo avevano la massima fiducia in Alcibiade, ma (avevano) anche paura, poiché, di (quell') uomo estremamente severo, conoscevano la straordinaria assennatezza in tutte le circostanze e l'enorme brama di potere.
Dopo che Alcibiade era stato screditato dai più, tuttavia tre storici autorevolissimi lo glorificarono con altissimi elogi: Tucidide, che fu (uomo) della medesima epoca, Teopompo, nato un pò dopo, e Timeo.
Versione tratta da: Cornelio Nepote