Una furiosa battaglia (II)

Caesaris adventu spe inlata militibus ac redintegrato animo, cum quisque in conspectu imperatoris etiam extremis suis rebus …

Dato che dall'arrivo di Cesare era stata infusa speranza nei soldati, ed era stato riconfortato lo spirito, poiché ciascuno, sotto lo sguardo del comandante supremo, desiderava, fosse anche con le sue ultime risorse, contribuire in proporzione alle sue forze, l'assalto dei nemici fu un pò rallentato.

Poiché Cesare aveva visto che la settima legione, che si era posizionata di lato, veniva parimenti sopraffatta dal nemico, ordinò ai tribuni dei soldati di riunire poco per volta le legioni, e dirigere l'attacco contro i nemici.

Dopo che ciò fu fatto, mentre l'uno portava aiuto all'altro, cominciarono ad opporre resistenza in maniera più temeraria e a combattere più vigorosamente. Nel frattempo, i soldati delle due legioni che erano state nella retroguardia a difesa delle salmerie, si dirigevano, con corsa concitata, verso la vetta del colle, ed ormai venivano avvistate dai nemici, e Labieno, da un luogo più alto, inviò la decima legione in aiuto ai nostri. All'arrivo di costoro, si verificò un rivolgimento delle circostanze tanto grande, che i nostri, anche quelli che si erano accasciati stremati dai colpi, riprendevano la battaglia:

i trasportatori, quando videro i nemici terrorizzati, correvano contro di loro, invece i cavalieri, per cancellare con il valore il disonore della fuga, combattevano da tutte le parti.

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