La manumissio dei servi - Cicerone versione latino

la manumissio dei servi versione latino Cicerone libro tradurre con metodo n° 152 a pag. 168

Manu vero cur miserit servos, si id potius quaeris, quam cur partim amplis adfecerit praemiis, nescis inimici factum reprehendere....

Ma se chiedi perché abbia affrancato i suoi schiavi, invece di domandare perché non li abbia generosamente ricompensati, non dai prova di abilità nel biasimare l'operato del tuo nemico.

Marco Catone, qui presente, ha detto con la solita fermezza e col solito coraggio - e l'ha detto, per di più, in un'assemblea turbolenta, che tuttavia la sua autorità riuscì a calmare - che i difensori della vita del loro padrone sono degnissimi non solo della libertà, ma addirittura di ogni ricompensa.

Quale ricompensa potrebbe mai essere adeguata per schiavi tanto devoti, bravi, fedeli, grazie ai quali egli è ancora in vita? Ciò, tuttavia, non ha lo stesso valore del fatto che, per merito loro, egli non saziò col suo sangue e le sue ferite l'animo e gli occhi del suo nemico più spietato. Se, poi, non li avesse affrancati, si sarebbero dovuti consegnare alla tortura quelli che avevano salvato il proprio padrone, punita la scelleratezza di Clodio, difeso Milone dall'assassinio.

Nella sua sventura non c'è nulla che gli sia di maggior conforto del fatto che, pur se gli accadesse qualcosa, egli ha pagato loro la ricompensa meritata.

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