La solitudine è per Cicerone la compagnia più desiderata

Quod me ab hoc maerore recreari vis, facis ut omnia; sed me mihi non defuisse tu testis es. nihil enim de maerore minuendo scriptum ab ullo est quod ego non domi tuae legerim....

Quanto al voler tu che io mi riscuota da questa tristezza, tu operi da tuo pari. Ma tu mi devi bene essere testimone, come io non sono mancato a me stesso: da che niente fu scritto da chicchessia sul moderare la malinconia, che io non l'abbia letto nella tua casa: ma il dolore spegni ogni consolazione.

Anzi io ho fatto quello che nessun altro prima di me, che per iscritto consolai me stesso, il cui libro ti invieerò, copiato che l'abbiano gli amnuensi: ma ti prometto non esiste al mondo consolazione che sia tanta. Logoro gli interi giorni scrivendo: non già che punto ne acquisti, per per un poco mi vado distraendo, sebbene non basta contro la forza che preme al contrario. Tuttavia tento di esilarare con ogni sforzo, al fine di rifarmi non dell'animo ma dell'aspetto. Facendo questa cosa io, a volte mi sembra far male, e talora farei male a non farla.

La solitudine mi giova poco, ma molto più farebbe avendoti io qua e questa è la sola ragione di mutarmi di qui, che del resto, secondo miseria, io me la passavo anche bene. Quantunque e questo stesso mi procura dolore, poiché tu non potresti essere già quello stesso che fosti. quelle cose che di me ti piacevano sono morte. Delle lettere che mi scrive Bruto te ne ho già parlato. sono da uomo prudente, ma dell'alleviarmi non ne fu nulla. Io secondo quanto ti ho scritto, lo vorrei qui, certamente per il tanto amore che mi porta sicuramente mi farebbe del bene. Della qual cosa se non saprai nulla, fa in modo di scrivermelo e soprattutto il giorno che Pansa.

Sento pena di Attica, ma sono con Cratero, Vedi che Pilia non si tormenti tu hai per gli altri dolore quanto basta. Se Apuleio non piace per sempre, vedrai di scusarmi giorno per giorno. In questa estrema solitudine mi manca il parlare con tutti, e una volta che al mattino mi sono nascosto in un bosco fitto e salvaggio, non ne esco prima di sera; dopo di te nulla mi è più caro della solitudine. In questa per me ogni colloquio è con la letteratura; lo interrompe tuttavia il pianto, a cui resisto finché posso, ma finora non ne sono capace

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