Usi e costumi delle donne romane (Versione latino Valerio Massimo)

Usi e costumi delle donne romane
versione latino Valerio Massimo

Feminae cum viris cubantibus sedentes cenitabant. quae consuetudo ex hominum conuictu ad diuina penetrauit: nam Iouis epulo ipse in lectulum, Iuno et Minerua in sellas ad cenam inuitabantur. quod genus seueritatis aetas nostra diligentius in Capitolio quam in suis domibus conseruat, uidelicet quia magis ad rem pertinet dearum quam mulierum disciplinam contineri.

Le donne cenavano stando sedute, mentre gli uomini erano sdraiati. La quale usanza passa dal dal convito degli uomini al convito degli dei perché nel convito di Giove stava nel letto, Giunone e Minerva cenavano sulle seggiole.

La quale generazione di rigidità la nostra età più diligentemente osserva in Campidoglio che nelle case, infatti questa dottrina appartiene di più ai fatti degli dei che ai fatti delle donne.

Quae uno contentae matrimonio fuerant corona pudicitiae honorabantur: existimabant enim eum praecipue matronae sincera fide incorruptum esse animum, qui depositae uirginitatis cubile [in publicum] egredi nesciret, multorum matrimoniorum experientiam quasi legitimae cuiusdam intemperantiae signum esse credentes.

Le donne che si erano accontentate di un solo matrimonio venivano onorate con l'aureolato titolo di pudiche: giacché stimavano che incorrotto e fedele fosse l'animo di quella matrona che non sapesse uscire dalla stanza in cui aveva deposto la sua verginità e credevano che l'esperienza di più di un matrimonio fosse indizio di un'intemperanza, per così dire, legittimata.

Versione dal libro Urbis et Orbis -
Usi e costumi delle donne Romane

Le donne avevano l'abitudine di cenare sedute insieme agli uomini che stavano sdraiati, consuetudine questa che dal convito degli uomini passò al mondo degli dei: infatti al convito sacro di Giove, mentre egli (stesso) era adagiato sul letto, Giunone e Minerva venivano invitate a cenare sui sedili.

Le donne, contente di un unico matrimonio (sposate una sola volta), venivano omaggiate con la corona della castità.

L'uso del vino un tempo fu sconosciuto alle donne romane. La gioventù rendeva onore massimo e cospicuo alla vecchiaia. Di conseguenza i giovani nel giorno del senato comunque conducevano affettuosi alla curia (il luogo ove si radunava il senato nel Foro) qualcuno dei padri coscritti o come un parente o come un paterno amico, e poi li aspettavano immobili e silenziosi.

E con tale volontaria attesa fortificavano il corpo e l'animo per le cariche pubbliche ed in breve tempo divenivano esperti (dottori) con l'intima meditazione nelle luce delle proprie crescenti virtù. La gioventù rendeva il suo onore (alla canizie) agli anziani.

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