Adulescens Hyacintus regis Laconiae filius propter suam mirabilem ...

Il giovane Giacinto, figlio del re della Laconia, per la sua straordinaria bellezza del corpo, venne scelto dal dio Apollo come compagno di giochi e di battute di caccia; e così, presso le sponde del fiume Eurota e attraverso i querceti della Laconia, il dio e il suo amico erano soliti cacciare gli animali selvatici o allenare i corpi con la corsa o con altre gare ginniche; ma un giorno, disgraziatamente, un disco lanciato da Apollo deviò e cadde sulla testa dello sventurato Giacinto.

Dalla ferita sgorgò sangue copioso, il volto del giovane divenne pallido, le membra si piegarono e il corpo di lui giacque a terra. Accorse anche il Sole, ma neppure il suo calore poté arrestare il flusso del sangue. Tutte le cose furono vane: lo sventurato Giacinto chiuse i propri occhi e morì. Apollo, oppresso dal dolore, gridò presso il cadavere dell'amico: Sei morto, o sventurato amico, poiché le mie mani portarono via la tua giovinezza; per questo io ti trasformerò in un fiore e ti donerò l'immortalità.

Ogni anno, a primavera, con le carezze del Sole verrai richiamato ad una nuova vita, e rivivrai come uno splendido fiore. E così, da allora in poi, quando risplende la primavera, i prati si rivestono di variopinti e delicati giacinti.

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