Il testamento di uno scriba

Olim sedulus bonusque scriba Romae vivevat et cotidie scribarum vitam laudabat. ...Respondet scriba: "Heu parvam!".

Una volta, un scriba diligente e buono viveva a Roma ed ogni giorno lodava la vita degli scriba.

Poiché doveva morire (=ritirarsi dalla vita) chiamava i propri figli e diceva loro così: "Io ero uno scriba: anche voi o fanciulli, sarete dei buoni scriba. Sarete felici senza dubbio. I contadini, infatti, o i marinai, o o gli atleti, o i poeti certamente non sono tanto felici e ne lo saranno quanto i nostri colleghi. Infatti, i contadini arano la terra secca, e non sempre, in autunno, raccolgono i frutti, perché, per via delle molte piogge, i fiumi allagano i campi.

Inoltre i contadini dovranno dare al padrone sempre una grande quantità di frumento: per cui, non sempre raggiungeranno la felicità nell'ombra di bei fichi, come leggiamo in molti poeti. I marinai navigheranno spesso dal lontano Egitto o dall'Asia tra le onde e grandi tempeste: di tanto in tanto, combatteranno anche contro crudeli pirati. Gli atleti non avranno mai riposo (=dativo di possesso ai pirati non sarà mai il riposo) ma si eserciteranno ogni giorno.

I poeti illustri hanno ed avranno sempre molti allori (=dativo di possesso), ma gli allori non danno il cibo. Voi o fanciulli, sarete degli scriba, vivrete tranquilli: curerete gli affari del vostro padrone e farete sempre profitti cospicui e avrete sempre del denaro. Ma i fanciulli chiedono: "Non faremo molto denaro? Risponde lo scriba: "Ahime poco!"

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