L'assedio di Gerusalemme - Versione Verba Nostra
Evenerant in urbe prodigia, quae illa gens, superstitioni...
Nella città erano avvenuti prodigi, che quella popolazione, soggetta alla superstizione e avversa alle religioni, non poteva purificare né con le vittime sacrificali né con i voti.
Furono viste per il cielo delle schiere, delle armi splendenti e improvvisamente il tempio iniziò a brillare da un fuoco di nubi. Subito vennero aperte le porte del tempio e una voce inumana disse che gli dèi si stavano allontanando; contemporaneamente si sollevò un ingente rumore di genti che andavano via. Questi prodigi traevano pochi uomini nella paura.
In moltissimi era insita la fiducia nelle lettere antiche dei sacerdoti: in quel medesimo istante l'oriente doveva essere forte e gli uomini della giudea erano in procinto di ottenere il potere. Questa oscura profezia aveva predetto (anticipato) Vespasiano e Tito. È evidente che la moltitudine di assediatori di ogni età, di sesso femminile e maschile, fu di seicentomila. L'ostinazione era la stessa sia degli uomini che delle donne; era insita in loro di più la paura della vita che della morte.
Cesare Tito decise di combattere contro questa città e questa popolazione con bastioni e macchine da guerra: i compiti vennero divisi tra le legioni e a poco a poco vi fu la quiete delle battaglie. Poi si adoperarono tutte quante le cose escogitate dell'arte militare e fu conquistata la città.
(By Maria D.)
Versione tratta da Tacito