La battaglia di Fidene (Versione Latino)

Patefactis Fidenarum portis, nova erumpit acies...

Spalancate le porte di Fidene, il nuovo esercito schierato a battaglia irrompe. Armata tutta quanta risplendendo a causa dei fuochi e delle fiaccole, l'ingente moltitudine si slancia contro il nemico, e lo schieramento di battaglia insolita atterrisce per poco tempo i Romani.

Allora il dittatore, fatto venire Quinzio dai monti, egli stesso muovendo la battaglia nell'ala sinistra, che si era arrestata perché spaventata dalle fiamme, accorre e (dice) con chiara voce: "Forse che vinti dal fumo del fuoco come uno sciame di api, cacciati dal vostro luogo, cedete inermi al nemico? Non estinguerete i fuochi con il ferro?

Agite, memori del nome romano e della virtù vostra e dei padri, volgete l'incendio verso la città dei nemici, e distruggete Fidene con le sue fiamme, che non potete placare con i vostri benefici. Il sangue dei vostri legati e dei coloni e i confini devastati vi suggeriscono questo". Tutto quanto l'esercito schierato a battaglia avanza al comando del condottiero. In parte le fiaccole lanciate vengono sostenute, in parte vengono strappate con la forza. Il maestro dei cavalieri ed egli stesso rinnovarono lo scontro equestre; comanda di togliere gli speroni ai cavalli, ed egli stesso per primo, tolti gli speroni al cavallo, si getta in mezzo alle fiamme.

La polvere sollevatasi e mescolatasi con il fumo sottrasse la luce dallo sguardo degli uomini e dei cavalli. Questa visione che aveva spaventato l'esercito non spaventò i cavalli; dunque il gruppo della cavalleria dovunque era penetrato rese la strage simile ad una rovina.
(By Maria D. )