Fine della monarchia a Roma

Verba et sententiae pagina 32 numero 27

Inizio: Brutus, cultrum ex vulnere Lucretiae extractum manantem cruore prae se tenens ... Fine: Ferocissimus quisque iuventum cum armis voluntarius adest; sequitur et cetera juventus. Livio

TESTO LATINO COMPLETO

Bruto, tenendo davanti a sé il coltello grondante di sangue estratto dalla ferita di Lucrezia, disse: "Giuro su questo sangue castissimo e faccio testimoni voi, o dei, che io caccerò Lucio Tarquinio Superbo con la moglie scellerata e con tutta la stirpe dei figli, con il ferro, con il fuoco insomma con qualunque forza io possa, e non tollererò che loro né qualcun altro regni su Roma!" Poi consegna il coltello a Collatino, dopo a Lucrezio e a Valerio, che erano rimasti attoniti (chiedendosi) da dove derivasse la nuova indole nell'animo di Bruto.

Secondo la formula stabilita giurano; e tutti dal dolore volti alla collera, seguivano come capo Bruto il quale esortava ormai di là a distruggere la monarchia. Dopo aver portato fuori dalla casa il corpo di Lucrezia, lo portarono nella piazza, e radunarono ed eccitarono (lett. presente) gli uomini. Lamentarono ciascuno per se il crimine e la violenza del re. Quando il padre (li) commuove con la (sua) tristezza, allora bruto castigatore delle lacrime ed artefice di quei vili lamenti, poiché si addice agli uomini, poiché si addice ai Romani li esortava a prendere le armi contro coloro che erano ostili [lett. le genti ostili].

Qualcuno più coraggioso fra i giovani compare volontario con le armi, viene seguito anche dal resto della gioventù.

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