Un bando per far accorrere i filosofi

Ἄκουε, σίγα. ὅσοι φιλόσοφοι εἶναι λέγουσιν καὶ ὅσοι προσήκειν αὐτοῖς οἴονται τοῦ ὀνόματος, ἥκειν εἰς ἀκρόπολιν ἐπὶ τὴν διανομήν....

Silenzio, ascoltate. Tutti quelli che dicono di essere filosofi, e quelli che credono di meritare questo nome, vengano sulla cittadella dove si fa un dona­tivo. Si daranno a ciascuno due mine, e una schiacciata di giuggiolena.

Chi ci porterà una gran barba avrà per giunta un pane di fichi secchi. Nessuno ci porti né mo­destia, né giustizia, né temperanza; che  non sono necessarie se non ci sono. Ma cinque sillogismi sono indispen­sabili, che senza sillogismi non ci sono filosofi.

E ci sono in mezzo due talenti d'oro, che si daranno a chi fra tutti il vanto del più valente battagliero riporti. Oh, oh! che folla monta a furia, solo perché hanno udito le due mine! Quelli per il Pelasgico, questi per il tempio di Esculapio, molti per l'Areopago, altri salgono per il sepolcro di Talo, ed alcuni mettono le scale al tempio di Castore e Polluce.

Come s'arrampicano! che ronzio! Come s'affollano a mo' di sciame d'api, per dirla con Omero! Di qua sono proprio molti, e di là nessuno li conterebbe, che sono quante Le foglie e i fiori che primavera porta.

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