Una lettera di Ulisse per Calipso

 

Ταυτα μεν εδηλου η επιστολή, και περί ημων, οπως ξενισθωμεν ....

La lettera rendeva noto queste cose, anche su di noi, affinché fossimo ospitati e diceva così: " Ulisse a Calipso salute.

Devi sapere che io quando  partii da te sulla zattera che io mi ero costruita, feci naufragio, e a stento fui salvato da Leucotoe nel paese dei Feaci; dai quali fui poi rimandato a casa mia, vi trovai molti cicisbei di mia moglie, che sguazzavano sulla mia roba. Io li uccisi tutti quanti, e infine Telegono, che nacque da Circe, uccise me. E ora sono nell'isola dei Beati, assai pentito di aver lasciata la bella vita che trascorrevo con te, e l'immortalità che tu mi offrivi.

Se dunque mi verrà concesso,  fuggirò e sarò da te ". Questo era il senso della lettera; diceva ancora due parole di raccomandazione per noi. Essendomi allontanato un pò dal mare, trovai la grotta della dea tale quale la descrive Omero, e lei che filava lana. Come ella prese la lettera e la lesse, pianse a lungo, poi ci invitò alla mensa ospitale, Ci trattò generosamente, e ci domandò di Ulisse e di Penelope, come essa era di volto, e se era casta, come Ulisse gliela descriveva; e noi le rispondemmo cose che ci pareva le dovessero piacere.

Poi ce ne tornammo alla nave e li vicino sul lido ci addormentammo. La mattina, alzatosi un buon vento, salpammo.

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