CICERONE - De Amicitia (Sull'amicizia) 21-22 testo latino e traduzione

DE AMICITIA 21 - De amicitia 22 (Sull'amicizia) - Cicerone
Opera integrale con traduzione italiana

[21] Iam virtutem ex consuetudine vitae sermonisque nostri interpretemur nec eam, ut quidam docti, verborum magnificentia metiamur virosque bonos eos, qui habentur, numeremus, Paulos, Catones, Galos, Scipiones, Philos;

his communis vita contenta est; eos autem omittamus, qui omnino nusquam reperiuntur.

21 Diamo allora alla virtù il significato che ha nella vita quotidiana e nel parlar comune, senza misurarla, come fanno alcuni filosofi, dalla sonorità delle parole.

E annoveriamo tra i virtuosi chi è considerato tale, i Paoli, i Catoni, i Galo, gli Scipioni, i Filo, di cui la vita di tutti i giorni si accontenta.

E mettiamo da parte le utopie.

22] Talis igitur inter viros amicitia tantas opportunitates habet quantas vix queo dicere. Principio qui potest esse vita 'vitalis', ut ait Ennius, quae non in amici mutua benevolentia conquiescit? Quid dulcius quam habere quicum omnia audeas sic loqui ut tecum? Qui esset tantus fructus in prosperis rebus, nisi haberes, qui illis aeque ac tu ipse gauderet? adversas vero ferre difficile esset sine eo qui illas gravius etiam quam tu ferret. Denique ceterae res quae expetuntur opportunae sunt singulae rebus fere singulis, divitiae, ut utare, opes, ut colare, honores, ut laudere, voluptates, ut gaudeas, valetudo, ut dolore careas et muneribus fungare corporis; amicitia res plurimas continet; quoquo te verteris, praesto est, nullo loco excluditur, numquam intempestiva, numquam molesta est; itaque non aqua, non igni, ut aiunt, locis pluribus utimur quam amicitia. Neque ego nunc de vulgari aut de mediocri, quae tamen ipsa et delectat et prodest, sed de vera et perfecta loquor, qualis eorum qui pauci nominantur fuit. Nam et secundas res splendidiores facit amicitia et adversas partiens communicansque leviores.

22 Quando gli uomini sono tali, l'amicizia presenta vantaggi così grandi che a mala pena posso dirli. In primo luogo, come può essere «vivibile una vita», per usare le parole di Ennio, che non trovi sollievo nel reciproco affetto di un amico? Cosa c'è di più dolce che avere una persona cui confidare tutto, senza timori, come a te stesso? E quale frutto ci sarebbe nella prosperità se non avessi qualcuno capace di goderne al par tuo? Con difficoltà, poi, potresti affrontare le sventure senza un amico che ne soffra anche più di te. Infine, tutti gli altri beni a cui l'uomo aspira, se presi uno a uno, presentano un solo lato vantaggioso - la ricchezza per spenderla, la potenza per essere riveriti, le cariche per ricever lodi, i piaceri per goderne, la salute per non provar dolore e per disporre delle forze fisiche. L'amicizia, invece, comporta moltissimi vantaggi. Dovunque tu vada è a tua disposizione, non è esclusa da nessun luogo, non è mai inopportuna, non è mai un peso. Insomma, non sono l'acqua e il fuoco, come dicono, a esser utili in tante situazioni, è l'amicizia. E non mi sto riferendo all'amicizia volgare e mediocre, capace tuttavia di procurare diletto e utilità, ma all'amicizia vera e perfetta, come fu quella che legò quei pochi che ancor oggi sono ricordati. L'amicizia, infatti, conferisce più vivo splendore al successo e allevia il peso delle avversità, condividendole e partecipandovi.

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