CICERONE - De Amicitia (Sull'amicizia) 9-10 testo latino e traduzione

DE AMICITIA 9 DE AMICITIA 10 (Sull'amicizia) - Cicerone
Opera integrale con traduzione italiana

9] Tu autem, Fanni, quod mihi tantum tribui dicis quantum ego nec adgnosco nec postulo, facis amice; sed, ut mihi videris, non recte iudicas de Catone;

aut enim nemo, quod quidem magis credo, aut si quisquam, ille sapiens fuit.

Quo modo, ut alia omittam, mortem filii tulit! memineram Paulum, videram Galum, sed hi in pueris, Cato in perfecto et spectato viro

. 9 Quanto a te, Farinio, quando dici che mi attribuiscono meriti che non mi riconosco né pretendo di avere, ti comporti da amico, ma, a mio parere, sbagli nel giudicare Catone: infatti o nessuno è mai stato saggio - come credo più probabile - o, se ve n'è stato uno, quello fu Catone.

Come ha saputo affrontare la morte del figlio, per tralasciare il resto!

Mi ricordavo di Emilio Paolo, avevo visto Galo: ma essi persero dei figli in tenera età, Catone perse un uomo maturo e affermato.

[10] Quam ob rem cave Catoni anteponas ne istum quidem ipsum, quem Apollo, ut ais, sapientissimum iudicavit; huius enim facta, illius dicta laudantur. De me autem, ut iam cum utroque vestrum loquar, sic habetote: Ego si Scipionis desiderio me moveri negem, quam id recte faciam, viderint sapientes; sed certe mentiar. Moveor enim tali amico orbatus qualis, ut arbitror, nemo umquam erit, ut confirmare possum, nemo certe fuit; sed non egeo medicina, me ipse consolor et maxime illo solacio quod eo errore careo quo amicorum decessu plerique angi solent. Nihil mali accidisse Scipioni puto, mihi accidit, si quid accidit; suis autem incommodis graviter angi non amicum sed se ipsum amantis es

10 Perciò non preferire a Catone neppure colui che, come dici, Apollo ha giudicato «il più saggio», perché dell'uno si lodano i fatti, dell'altro le parole. Quanto a me, per parlare ormai a tutt'e due, ecco cosa ne penso. III Se dicessi di non soffrire per la morte di Scipione, giudichino i saggi quanto sia nel giusto. Ma mentirei, senza dubbio. Soffro, è vero, perché ho perso un amico che, come immagino, non avrà eguali in futuro, che, come posso dimostrare, non ne ha avuti in passato. Ma non ho bisogno di medicine. So consolarmi da solo, sostenuto in particolare dalla convinzione di non cadere nell'errore che fa soffrire i più quando muore un amico. Penso che nessun male si sia abbattuto su Scipione: se qualcuno ne è stato colpito, quello sono io. Ma affliggersi profondamente per le proprie disgrazie è tipico di chi ama se stesso, non l'amico.

Copyright © 2007-2024 SkuolaSprint.it di Anna Maria Di Leo P.I.11973461004 | Tutti i diritti riservati - Vietata ogni riproduzione, anche parziale
web-site powered by many open source software and original software by Jan Janikowski 2010-2024 ©.
All trademarks, components, sourcecode and copyrights are owned by their respective owners.

release check: 2024-03-31 08:22:47 - flow version _RPTC_G1.3