SENECA - Consolazione alla madre Elvia Libro VI Testo latino e traduizione

CONSOLAZIONE ALLA MADRE ELVIA 6
Consolatio ad Helvia matrem VI
Testo latino e traduzione italiana LIBRO VI

1. Remoto ergo iudicio plurium, quos prima rerum species, utcumque credita est, aufert, videamus quid sit exilium.

Nempe loci commutatio. Ne angustare uidear uim eius et quidquid pessimum in se habet subtrahere, hanc commutationem loci sequuntur incommoda, paupertas ignominia contemptus. Aduersus ista postea confligam: interim primum illud intueri uolo, quid acerbi adferat ipsa loci commutatio. 2. 'Carere patria intolerabile est.' Aspice agedum hanc frequentiam, cui uix urbis inmensae tecta sufficiunt: maxima pars istius turbae patria caret. Ex municipiis et coloniis suis, ex toto denique orbe terrarum confluxerunt: alios adduxit ambitio, alios necessitas officii publici, alios inposita legatio, alios luxuria opportunum et opulentum uitiis locum quaerens, alios liberalium studiorum cupiditas, alios spectacula; quosdam traxit amicitia, quosdam industria laxam ostendendae uirtuti nancta materiam; quidam uenalem formam attulerunt, quidam uenalem eloquentiam. 3. Nullum non hominum genus concucurrit in urbem et uirtutibus et uitiis magna pretia ponentem. Iube istos omnes ad nomen citari et 'unde domo' quisque sit quaere: uidebis maiorem partem esse quae relictis sedibus suis uenerit in maximam quidem ac pulcherrimam urbem, non tamen suam.

4. Deinde ab hac ciuitate discede, quae ueluti communis potest dici, omnes urbes circumi: nulla non magnam partem peregrinae multitudinis habet. Transi ab iis quarum amoena positio et opportunitas regionis plures adlicit, deserta loca et asperrimas insulas, Sciathum et Seriphum, Gyaram et Cossuran percense: nullum inuenies exilium in quo non aliquis animi causa moretur. 5. Quid tam nudum inueniri potest, quid tam abruptum undique quam hoc saxum? Quid ad copias respicienti ieiunius? Quid ad homines inmansuetius? Quid ad ipsum loci situm horridius? Quid ad caeli naturam intemperantius? Plures tamen hic peregrini quam ciues consistunt. Vsque eo ergo commutatio ipsa locorum grauis non est ut hic quoque locus a patria quosdam abduxerit. 6. Inuenio qui dicant inesse naturalem quandam inritationem animis commutandi sedes et transferendi domicilia;

mobilis enim et inquieta homini mens data est, nusquam se tenet, spargitur, et cogitationes suas in omnia nota atque ignota dimittit, uaga et quietis inpatiens et nouitate rerum laetissima. 7. Quod non miraberis, si primam eius originem aspexeris: non est ex terreno et graui concreta corpore, ex illo caelesti spiritu descendit; caelestium autem natura semper in motu est, fugit et uelocissimo cursu agitur. Aspice sidera mundum inlustrantia: nullum eorum perstat. labitur adsidue et locum ex loco mutat et, quamuis cum uniuerso uertatur, in contrarium nihilo minus ipsi mundo refertur, per omnis signorum partes discurrit, numquam resistit; perpetua eius agitatio et aliunde alio commigratio est. 8. Omnia uoluuntur semper et in transitu sunt; ut lex et naturae necessitas ordinauit, aliunde alio deferuntur; cum per certa annorum spatia orbes suos explicuerint, iterum ibunt per quae uenerant: i nunc et humanum animum, ex isdem quibus diuina constant seminibus compositum, moleste ferre transitum ac migrationem puta, cum dei natura adsidua et citatissima commutatione uel delectet se uel conseruet.

(1) Tralasciando, dunque, il giudizio dei più, che, privo com'è di analisi critica, si lascia ingannare dalla prima apparenza delle cose, vediamo cos'è l'esilio.

Chiaramente è un cambiamento di luogo. E perché non sembri che io voglia diminuirne l'importanza e sottrargli ciò che ha in sé di svantaggioso, dirò che questo cambiamento di luogo comporta dei disagi: povertà, infamia, disprezzo. Ma con questo mi confronterò dopo; per ora voglio, in primo luogo, esaminare che cosa vi è di sgradevole in questo cambiamento di luogo. (2) "È una cosa insopportabile vivere lontani dalla patria." Suvvia, guarda un po' tutta questa gran folla cui appena bastano le case di questa città immensa: la maggior parte di questa gente è lontana dalla sua patria. Sono confluiti qui dai loro municipi, dalle loro colonie, da ogni parte del mondo. Alcuni li ha spinti qui l'ambizione, altri la necessità di un incarico pubblico, altri l'incombenza di un'ambasceria, altri la ricerca di un luogo adatto alla loro lussuria e ricco di vizi, altri il desiderio degli studi liberali, altri quello di assistere agli spettacoli, alcuni ancora sono stati attirati dall'amicizia, altri dalla ricerca di maggiori possibilità per esprimere il proprio talento; qualcuno è venuto per mettere in vendita la propria bellezza, qualcun altro la propria eloquenza. (3) Non c'è razza umana che non sia venuta in questa città che paga a caro prezzo le virtù come i vizi. Chiamali per nome tutti costoro e chiedigli di che paese siano: vedrai che la maggior parte è tutta gente che ha lasciato la terra natale ed è venuta in questa città grandissima e bellissima e, comunque, non sua.

(4) E ora lascia questa città che può dirsi di tutti e fa' il giro delle altre: non ce n'è una i cui abitanti, per la maggior parte, non siano stranieri. Lascia perdere quelle che richiamano molte persone per la loro posizione amena e la dolcezza del clima, ma considera i luoghi desertici e le isole più selvagge, Sciato, Serifo, Giaro, Cossira, non troverai nessuna terra d'esilio in cui qualcuno risieda per suo desiderio. (5) Che cosa si può trovare di più squallido e, ovunque ti volgi, di più dirupato di questo scoglio2? Che cosa al semplice sguardo più sterile di risorse? Quale luogo più inospitale per gli uomini? Quale in posizione peggiore? Quale più inclemente per clima? Eppure qui vivono più stranieri che indigeni. Quindi il cambiamento di luogo in sé non è una cosa gravosa se perfino questa terra ha strappato alcuni alla loro patria. (6) Io so che alcuni sostengono che il cambiar residenza e trasferire il proprio domicilio è un naturale bisogno dell'animo;

l'uomo, infatti, ha un'indole mutevole e inquieta, non sta mai fermo, va di qua e di là, rivolge i suoi pensieri a tutto ciò che è ignoto e noto, è incostante, insofferente della quiete e sempre lieto di ogni novità. (7) Non ti meraviglierai di questo se prenderai in considerazione la sua origine prima. Essa non è composta di materia terrena e pesante, ma discende dallo stesso spirito celeste e la natura dei corpi celesti sta nel continuo movimento: essi sono sempre in fuga, sempre in corsa vertiginosa. Guarda le stelle che illuminano il mondo: nessuna di esse è ferma. Il sole si sposta continuamente e passa da un luogo a un altro e, benché ruoti con l'universo, pure, gira in senso contrario al moto generale dei cieli; attraversa tutte le costellazioni e non si ferma mai, il suo moto, come la sua migrazione da un luogo all'altro, è perpetuo. (8) Tutti gli astri girano sempre e sono sempre in movimento; si spostano da un luogo all'altro come la legge ineluttabile della natura ha stabilito: quando dopo un certo numero di anni avranno compiuto la loro orbita, di nuovo ripercorreranno il cammino già percorso. Va' ora a sostenere che l'animo umano, composto della stessa sostanza di quei corpi celesti, possa mal sopportare i cambiamenti e gli spostamenti, quando anche la natura divina si rallegra di questo eterno e rapidissimo movimento e, grazie ad esso, si conserva intatta!

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