Il carceriere porge a Socrate l'estremo saluto - versione greco Platone

Επειδη δε ελουσατο ο Σωκρατης, και αι οικειαι γυναικες αφικοντο εκειναι, εναντιον του Κριτωνος διαλεχθεις τε και επιστειλας αττα εβουλετο, τας μεν γυναικας απιεναι εκελευσεν, αυτος δε ηκε παρ' ημας....

Dopo che Socrate si fu pulito e vennero le donne della sua casa anche loro, disse alcune parole alla presenza di Crotone e sistemato tutto ciò che voleva, ordinò alle donne di andare via, egli invece venne da noi. Ed era già vicina l'ora del tramonto;

giunto da noi dopo essersi lavato, si sedette, quindi disse poche cose; ed ecco che arrivò il ministro degli Undici e fermatosi vicino a lui, disse: «O Socrate, certo non dovrò rimproverarti quello che rimprovero ad altri, il fatto cioè che si irritano con me e mi rivolgono condanne, quando annunzio loro di bere la cicuta, costretto a farlo dai magistrati.

Già altre volte durante questo tempo ti ho notato come il più nobile, più mite e più buono di quanti mai siano giunti qui, ma ora specialmente so bene che non ti adirerai con me, poiché sei al corrente dei colpevoli, ma con loro.

Ora dunque, sai infatti ciò che sono venuto ad annunziarti, addio ! E cerca di sopportare nel modo migliore il tuo destino». Scoppiato poi in lacrime, al tempo stesso voltandosi si allontanò.

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