Eracle e il leone di Nemea - Apollodoro Taxis e Alfabeta grammata
ERACLE E IL LEONE DI NEMEA versione di greco di Apollodoro Traduzione da 3 libri diversi
traduzione dal libro TAXIS
Avendo sentito ciò Eracle si recò a Tirinto e faceva quanto gli veniva imposto da Euristeo.
Poiché quello si era rifugiato nella grotta a due uscite, sbarrò un'entrata ed attraverso l'altra giunse fino alla belva e, dopo avergli circondato il collo con una mano, continuò a stringerlo fino a soffocarlo, e, caricatolo sulle spalle, lo portò verso Cleone.
versione dal libro Alfa beta grammata
Eracle ascoltando ciò andava a Tirinto e compiva ciò che era stato iniziato da Euristeo.
Siccome quello si era rifugiato nella sua grotta e a due aperture ostruiva un'uscita, attraverso l'altro si scagliava contro l'animale, teneva la mano intorno al collo strangolandolo finchè soffocava.
Versione stesso titolo ma testo diverso da ancora altro libro
Giunto a Delfi, (Eracle) chiese al dio dove avrebbe dovuto dimorare. La Pizia lo chiamò Eracle allora per la prima volta: invece in precedenza veniva chiamato Alcìde.
Per prima cosa dunque gli comandò di portargli la pelle del leone Nemeo: questo era una belva invulnerabile, generata da Tifone. Giunto a Nemea e messosi in caccia dal leone, dapprima (gli) scagliò una freccia; ma quando s'accorse che era invulnerabile, afferata la clava, cominciò ad inseguirlo2. Poiché quello si era rifugiato nella sua grotta a due uscite, (Eracle)
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