Dalle mura di Gergovia (Versione di latino Cesare)

Dalle mura di Gergovia Autore: Cesare

Caesar receptui cani iussit legionique decimae, quacum erat, continuo signa constituit....

Cesare ordinò di suonare la ritirata, si fermò e tenne l'arringa alla decima legione, che era al suo seguito.

I soldati delle altre legioni, invece, pur non avendo udito il suono della tromba, perché si frapponeva una valle abbastanza estesa, erano comunque trattenuti dai tribuni militari e dai legati, secondo gli ordini di Cesare. Trascinati, però, dalla speranza di una rapida vittoria, dalla fuga dei nemici e dai successi precedenti, pensarono che non vi fosse impresa impossibile per il loro valore.

Così, non cessarono l'inseguimento finché non ebbero raggiunto le mura e le porte della città. A quel punto, da tutte le zone della città si levano alti clamori: i Galli che si erano spinti più lontano, atterriti dal tumulto improvviso, pensando che il nemico fosse entro le porte, si lanciarono fuori dalla città. Dalle mura le madri di famiglia gettavano vesti e oggetti d'argento, a petto nudo si sporgevano e con le mani protese scongiuravano i Romani di risparmiarle, di non massacrare donne e bambini, come invece era accaduto ad Avarico.

Alcune, calate giù dalle altre a forza di braccia, si consegnavano ai nostri soldati

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