Gli Elvezi attaccano ma sono respinti (Versione di latino Cesare)
Gli Elvezi attaccano ma sono respinti
Autore: Cesare
Helvetii, seu quod timore perterritos Romanos discedere a se existimarent, eo magis quod pridie superioribus locis occupatis proelium non commisissent, sive eo quod re frumentaria intercludi posse confiderent, commutato consilio atque itinere converso nostros a novissimo agmine insequi ac lacessere coeperunt.
Caesar primum suo, deinde omnium ex conspectu remotis equis, ut aequato omnium periculo spem fugae tolleret, cohortatus suos proelium commisit.
Gli Elvezi, o che interpretassero la manovra come una ritirata dei Romani colti da timore, tanto più che il giorno prima, sebbene avessero occupato le alture, non avevano attaccato battaglia, o che contassero realmente di poter impedire i rifornimenti, cambiati i piani ed invertito l'ordine di marcia, si diedero ad inseguire e provocare la nostra retroguardia.
Cesare, come ne venne a conoscenza, fece ritirare le truppe su un colle vicino e mandò la cavalleria a sostenere l'attacco nemico. Nel frattempo schierò su tre ordini, a mezza costa, le quattro legioni di veterani;
fece attestare sul crinale le due legioni da poco reclutate nella Gallia Citeriore, con tutti i reparti ausiliari, di modo che, alle sue spalle, tutta l'altura rimanesse occupata; fece confluire le salmerie in un sol luogo e ordinò agli schieramenti attestati in alto di provvedere alla loro difesa. Gli Elvezi, che procedevano con tutti i carriaggi, radunarono in un sol posto i bagagli, poi, respinta in formazione serratissima la nostra cavalleria, fomata la falange, avanzarono contro la nostra prima linea.
Cesare, fatti allontanare e nascondere i cavalli, e prima degli altri il proprio, affinché, posti tutti allo stesso modo di fronte al pericolo, nessuno pensasse di salvarsi con la fuga, esortati i suoi, diede battaglia. I soldati, lanciando i giavellotti dalla loro posizione soprelevata, frantumarono senza difficoltà la falange nemica.
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