I cesariani sono attaccati e sopraffatti dalle truppe di Giuba re di Numidia (Versione Cesare)

I cesariani sono attaccati e sopraffatti
dalle truppe di Giuba re di Numidia
Autore: Cesare

Equites Romani quamcumque in partem impetum fecerant, hostes loco cedere cogebant, sed neque longius fugientes prosequi neque vehementius equos incitare poterant.

At equitatus hostium ab utroque cornu circuire aciem nostram et aversos proterere incipit. Cum cohortes ex acie procucurrissent, Numidae integri celeritate impetum nostrorum effugiebant rurusque ad ordines suos se recipientes circuibant et ab acie excludebant. Sic neque in loco manere ordinesque servare neque procurrere et casum subire tutum videbatur. Hostium copiae submissis ab rege auxiliis crebro augebantur; nostros vires lassitudine deficiebant, simul ei, qui vulnera acceperant, neque acie excedere neque in locum tutum referri poterant, quod tota acies equitatu hostium circumdata tenebatur. Hi de sua salute desperantes, ut extremo vitae tempore homines facere consuerunt, aut suam mortem miserabantur aut parentes suos commendabant, si quos ex eo periculo fortuna servare potuisset.


I cavalieri romani ovunque andavano all'attacco, costringevano il nemico a retrocedere, ma non erano in grado di inseguire i fuggitivi troppo oltre né di incitare i cavalli a maggiore foga. Ma la cavalleria nemica incomincia a circondare la nostra schiera da entrambi i lati e ad assalirla alle spalle. Ogni qual volta delle coorti avanzavano all'attacco staccandosi dallo schieramento, i Numidi freschi di forze velocemente sfuggivano all'assalto dei nostri e le circondavano e le tagliavano fuori mentre tentavano di rientrare di nuovo nei loro ranghi. Così non appariva sicuro né mantenere la posizione e conservare lo schieramento né avanzare all'attacco e tentare la sorte.

Le milizie nemiche aumentavano di continuo per gli aiuti inviati dal re; ai nostri venivano meno le forze per la stanchezza e quelli che erano stati feriti non erano in grado né di uscire dalla schiera né di rifugiarsi in un luogo sicuro, poiché tutto l'esercito era stretto in una morsa, circondato dalla cavalleria nemica. Costoro, disperando della propria salvezza, come sono soliti fare gli uomini in fin di vita, o commiseravano la propria morte o raccomandavano i propri familiari se mai la Fortuna avesse potuto salvare qualcuno di essi dal quel pericolo.

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