Il centurione Marco Petronio affronta la morte con grande coraggio - Cesare versione latino
Il centurione Marco Petronio affronta la morte con grande coraggio Versione latino di Cesare
Cum acerrime comminus pugnaretur, hostes loco et numero, nostri virtute confiderent, subito sunt Aedui visi ab latere nostris aperto, quos Caesar ab dextra parte alio ascensu manus distinendae causa miserat.
Traduzione
Si lottava corpo a corpo, con durezza: i nemici avevano fiducia nella posizione e nel numero, i Romani nel (proprio) valore.
All'improvviso comparvero sul nostro fianco scoperto gli Edui, inviati da Cesare sulla destra per dividere le truppe nemiche. Al loro arrivo, la somiglianza delle armi galliche seminò il panico tra i nostri, che avevano sì visto il braccio destro scoperto, segno convenzionale di riconoscimento, ma pensavano che si trattasse di una mossa nemica per ingannarli. Al tempo stesso, il centurione L. Fabio e i soldati che avevano scalato con lui la cinta, circondati e uccisi, vengono precipitati dalle mura.
M. Petronio, centurione della stessa legione, mentre tentava di abbattere le porte, fu sopraffatto da una massa di nemici. Ferito a più riprese, senza ormai speranza di salvezza, gridò ai soldati del suo manipolo, che lo avevano seguito: "Non posso salvarmi insieme a voi, ma voglio almeno preoccuparmi della vostra vita, io che vi ho messo in pericolo per sete di gloria. Ne avete la possibilità, pensate a voi stessi". E subito si lanciò all'attacco nel folto dei nemici, ne uccise due e allontanò alquanto gli altri dalla porta. Ai suoi che cercavano di corrergli in aiuto, disse: "Tentate invano di soccorrermi, perdo troppo sangue e mi mancano le forze. Perciò fuggite, finché ne avete modo, raggiungete la legione". Poco dopo cadde, con le armi in pugno, ma fu la salvezza dei suoi.
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